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lunedì 13 dicembre 2010

ROHEMER

LA NOBILDONNA E IL DUCA


Una delle caratteristiche peculiari del cinema di Rohmer è l'utilizzo limitato della colonna sonora, in vista di un realismo privo di caratteri extradiegetici, con il solo accompagnamento di rumori e suoni naturali o urbani (ripresi doverosamente in presa diretta). Fa eccezione il film Il raggio verde, con un motivo composto in parte dallo stesso regista e alcune scene di feste accompagnate da pezzi ballabili anni ottanta.

Rohmer è stato un precursore del concetto di ciclo filmico a tema (Sei racconti morali, Commedie e Proverbi, Racconti delle quattro stagioni), cui diede i contorni autoriali molti anni prima di Krzysztof Kieślowski (Decalogo, Tre colori). La serie di Commedie e proverbi prende spunto da detti di saggezza popolare, a volte opportunamente riscritti e ampliati dallo stessa regista, oppure da frasi di scrittori illustri, riportate all'inizio del film.




LA MIA NOTTE CON MAUD


Nei suoi film le donne non sono mai le voci narranti, prerogativa affidata a personaggi maschili, ma sono le protagoniste il fulcro e l'elemento scatenante l'azione (o meglio, l'incontro o la conversazione): sono più interessanti e complesse, più sottili e meglio controllate, a volte più furbe, manipolatrici, e dotate di spirito di iniziativa. Hanno precise idee sull'amore, sulla coppia, sul matrimonio, ma nell'enunciare la loro etica (e nella difficoltà pratica di rispettarla) spesso tradiscono una profonda immaturità e superficialità. I maschi spesso sono studenti vitelloni sofferenti di timidezza e scarsa autostima, oppure adulti che faticano a controllare le proprie tentazioni, o che non sanno gestire una situazione sentimentale. Viceversa, talvolta si rivelano playboy senza scrupoli.Una menzione particolare spetta al personaggio dell'intellettuale nei suoi film. Che esso sia nevrotico, mondano e snob oppure colto, timido e introverso, è sempre destinato a rincorrere una donna che ama sinceramente, ma dalla quale non è ricambiato. Il suo ruolo si risolve sempre nel "comprimario" che tenta con artifici spesso sleali di screditare altri corteggiatori o amanti della donna desiderata per convincerla che egli è la miglior scelta. Finisce per essere ridimensionato al rango di confidente, accontentandosi di essere «una persona piacevole, interessante ma non attraente». È il caso ad esempio dello scrittore di Le notti della luna piena, del bibliotecario di Racconto d'inverno e del professore di filosofia di La mia notte con Maud. In quest'ultima opera, in particolare, il professore marxista attua la strategia masochistica di presentare un amico alla propria amante per far sì che lei lo tradisca e per trovare così un motivo per detestarla. Lei infatti, pur stimandolo, non è affatto innamorata quanto lui, e si è abbandonata in passato ad un rapporto sessuale quasi per noia.


LA COLLEZIONISTA

Il ritmo è lento, asincopato, lasco ma non prolisso, naturale; le riprese lunghe non vengono frammentate nel montaggio, che dà ai film un senso realistico dei tempi. Il suo cinema è soprattutto parlato, ma non teatraleggiante; è privo di una vera azione ed è densissimo di dialoghi, ma non soffre della gravità dei temi e dell'austerità della situazione della produzione di Ingmar Bergman. Tutto punta ad essere leggero nel significato più alto della parola: grazia del tocco, malignità nel banale, tentazione e desiderio in un contesto di calma apatica e sorniona, sottigliezza nell'indagine dei rapporti tra i giovani, uno sguardo da etologo sorridente.


Gli scenari sono solitamente quelli dei quartieri parigini e delle città, ma anche la provincia francese delle viticulture, la costa normanna e le spiagge del sud. Rohmer, da veterano della Nouvelle Vague, ama girare le sue scene per strada, nelle spiagge, nei parchi, almeno quanto negli interni e nei mezzi pubblici, disponendo di una troupe eccezionalmente leggera, che gli permette di mantenere intatto un certo realismo. Nella sua filmografia vi è anche spazio per ambientazioni storiche: la rivoluzione francese, il tardo settecento neoclassico di Heinrich von Kleist, il poema cavalleresco altomedievale di Chrétien de Troyes, l'ambiente bucolico-mitologico.

Le riflessione colte, cerebrali, astratte nelle quali si rifugiano a conversare alcuni dei suoi personaggi più intellettuali, è sempre equilibrato dalla puntualità, precisione e concretezza contestuale con cui si descrive il loro particolare ambiente: i personaggi, dai più sempliciotti e cinici a quelli più complessi e colti, sono ripresi nella banalità dei propri ambienti di lavoro (poste, viticultura, salone da parrucchiera, biblioteca), nella casualità dei mezzi pubblici, nella tranquillità di una passeggiata (per strada, al parco, in spiaggia, al bar), nell'intimità di una serata a teatro o di un raccoglimento in chiesa. È la poesia della banalità. Forse Rohmer vuole suggerirci che l'amore per una persona (reale) o per un personaggio scintilla solo se esso viene identificato nella quotidianità delle sue azioni e nella fresca semplicità del suo mestiere di vivere. Per questo viene sempre puntualizzato in quale città francese o quartiere parigino essi si trovino, a volte innestando brevissimi documentari "cine-turistici" sulla cittadina in cui essi si muovono.

Il suo genere, se di genere e non di stile si può parlare, è quello della commedia da sorriso, una sorta di saggia ma ilare rappresentazione delle inquietudini insinuate nel quotidiano, condite di un umorismo sotto le righe dotato di grande grazia. Il suo è un sorriso paterno e interessato, mai paternalistico, mai polemico, mai irriverente.

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